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Respiro del neonato: come interpretarlo per dormire sonni tranquilli

Esiste una mamma che non si è mai alzata di notte per controllare il respiro del proprio bambino appena nato? No, non esiste. Eppure, basta comprendere, davvero, come funziona il respiro di un neonato per non farsi prendere dal panico.

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08 Febbraio 2019 • 8 minuti di lettura

Come funziona il respiro di un neonato

Esiste una mamma che non si è mai alzata di notte per controllare il respiro del proprio bambino appena nato? No, non esiste.

Il timore che il nostro piccolo possa stare male ci assale, ed è per questa ragione che, specialmente per il primo figlio, corriamo a destra e a manca al benché minimo sentore di un problema. E questo accade puntualmente, anche se il problema non sussiste affatto.

Eppure, basta comprendere, davvero, come funziona il respiro di un neonato per non farsi prendere dal panico.

L’organismo del bambino, infatti, a differenza dell’adulto, è in continua e progressiva evoluzione: l’accrescimento delle dimensioni del corpo si accompagna a modificazioni anatomiche, ma soprattutto, allo sviluppo di tutte le sue funzioni, che maturano fino a raggiungere gradualmente le condizioni dell’adulto.

Proprio per questo il bambino non può essere considerato “un piccolo adulto” ma un essere che cambia, passando attraverso numerose fasi, ciascuna con peculiari caratteristiche (anche se collegate alla precedente e successiva).

Considera, cara mamma, che il naso del neonato è piccolo, piatto e molto vascolarizzato; ciò spiega in parte il motivo per cui, in caso di raffreddamento si ha frequentemente la parziale chiusura delle vie aeree superiori che si compensa con la respirazione orale – che ti ricordo non essere spontanea nel bambino piccolo.

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Il #bambino non può essere considerato "un piccolo adulto" ma un essere che cambia, passando attraverso numerose fasi. #Libenar

Come respira un neonato?

Il respiro del neonato è quasi esclusivamente diaframmatico e resta prevalentemente di tipo addominale, fino a circa 3 anni. Successivamente, diventa di tipo misto, e dopo i 6-7 anni è prevalentemente toracico.

La frequenza del respiro nel neonato è di circa 40 atti al minuto e cala progressivamente per raggiungere i valori dell’adulto verso i 15-18 anni.

La maggior parte dei neonati effettua il primo respiro entro 20 secondi dal parto e la respirazione ritmica, di solito, inizia entro 90 secondi.

Gli stimoli più importanti per la ripresa della respirazione sono probabilmente il raffreddamento della cute e la stimolazione meccanica, che agiscono entrambi attraverso il centro del respiro.

È proprio la compressione toracica che il piccolo ha durante il parto vaginale che determina il riespandersi della gabbia toracica, con passaggio passivo di aria nei polmoni.

Alla nascita, i cambiamenti nel modello di respirazione devono, per necessità, essere sostanziali poiché i lunghi periodi di apnea che avvengono nell’utero sono incompatibili con la vita nel mondo esterno.

Sebbene la maggior parte dei cambiamenti si verifichi subito dopo la nascita, la transizione completa ad una respirazione regolare può richiedere alcune settimane per completarsi, in particolare nei neonati prematuri e piccoli.

Rispetto a quello dell’adulto, ma anche del bambino più grande, la frequenza è più rapida e può raggiungere anche i 55-60 respiri al minuto. Ciò è dovuto al fatto che i polmoni sono più piccoli, e quindi lavorano di più.

Si tratta, dunque, di un fenomeno del tutto fisiologico. Un respiro del neonato che sembra affannoso non deve preoccupare. I neonati, infatti, presentano un’ampia varietà di quadri respiratori che si possono riconoscere e che tu, mamma, devi imparare a visualizzare e conoscere.

I diversi respiri del neonato

Il “respiro periodico”, per esempio, è caratterizzato da una serie di pause respiratorie di piccola durata. In bambini normali di età inferiore ai 2 mesi si possono riscontrare più di 200 episodi di apnea e 50 minuti di respiro periodico al giorno che non deve spaventare: rientra nella normale evoluzione.

La percentuale di tempo in cui la respirazione è regolare aumenta con l’età, in modo che dopo i 3 mesi il respiro periodico e le apnee risultano significativamente diminuite.

Altra caratteristica è che il neonato ha una respirazione nasale obbligata e che le dimensioni ridotte delle cavità nasali nei primi due/tre mesi di vita provocano frequentemente un respiro rumoroso.

Questo, spesso, preoccupa i genitori. Eppure, basta realizzare che il cucciolo d’uomo non ha, per fisiologica natura, abitudine a respirare di bocca, se non perché costretto da ostruzione completa nasale.

Dopo i 3 mesi il respiro periodico e le apnee risultano significativamente diminuite.

Quindi, un respiro rumoroso, fastidioso, che si realizza semplicemente perché il bimbo tenta in tutti i modi di respirare con il naso, nonostante sia parzialmente ostruito da piccole secrezioni – piuttosto frequenti in questa fascia di età – non deve preoccupare.

E lo starnuto è un fatto normale; non è sinonimo di “raffreddore”, ma il tentativo naturale che il piccolo adopera per rimuovere eventuali secrezioni o, più semplicemente, un riflesso indotto da uno stimolo esterno.

Non sono espressione di una cattiva respirazione o raffreddamento, sono piuttosto fenomeni che rientrano nel normale adattamento del bambino allambiente circostante.

La cura del respiro passa da un ambiente confortevole

In relazione all’ambiente, importante infatti cara mamma ricordare se possibile, la temperatura della casa dovrà essere gradevole, tra i 18° C e i 22° C. Garantire temperature non troppo alte è importante proprio per permettere al bambino di avere un ambiente adeguato.

Arieggiare spesso con la semplice apertura delle finestre per qualche minuto, proteggendo prima il piccolo da eventuali sbalzi di temperatura e dalle correnti d’aria. Importante non fumare e allontanare il bambino o la bambina dalla cucina durante la cottura dei cibi.

Anche i fumi dell’olio fritto sono irritanti per la gola e per i bronchi e aprono le porte ai germi e ai virus responsabili di vere e proprie malattie; per questo si sconsiglia di portare i bambini nei locali inquinati da fumo o da polveri sottili irritanti (smog prodotto dalle automobili).

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Questo articolo non ha in alcun modo lo scopo di sostituire il consulto medico.
Si consiglia sempre la visita pediatrica per capire le origini della malattia/infiammazione per le specifiche cure.

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